Cooperativa Marianella Garçia
La Cooperativa Marianella Garçia nasce nel mese di maggio del 1986, per iniziativa di un gruppo d’obiettori di coscienza, i quali, rielaborando una decennale esperienza di volontariato vissuta nel Territorio delle frazioni del Comune di Misterbianco (Catania), individuavano nei principi della solidarietà e della cooperazione sociale, la formula organizzativa più affine ai propri ideali.
L’impresa sociale e la sua organizzazione democratica, garantendo una continuità ed una realizzabilità degli interventi, erano lo strumento migliore per attualizzare i valori precedentemente scoperti e vissuti da quel gruppo di volontari che, dall’esperienza ecclesiale della Parrocchia S. Bernardetta, avevano dato vita, progettandoli e rendendoli possibili, al Ce.S.A.S. – Centro Studi ed Attività Sociali), al Centro di Formazione Professionale “Mons. Oscar Romero”, ed alla Gi.O.C. – Gioventù Operaia Cristiana.
La Cooperativa nasce come Cooperativa di solidarietà sociale e si afferma in contrapposizione all’idea assoluta di Stato sociale, che gestisce in proprio servizi socio-assistenziali-sanitari-educativi. L’insufficienza della Pubblica amministrazione nell’offrire risposte adeguate ai bisogni emergenti nella società sempre più complessa, sollecita la nascita del Terzo Settore, comprendente la Cooperazione sociale, il Volontariato e l’Associazionismo, con molti trasferimenti d’idee e risorse, soprattutto umane, da un comparto all’altro.
Cooperativa Marianella Garçia
La Cooperativa Marianella Garçia nasce nel mese di maggio del 1986, per iniziativa di un gruppo d’obiettori di coscienza, i quali, rielaborando una decennale esperienza di volontariato vissuta nel Territorio delle frazioni del Comune di Misterbianco (Catania), individuavano nei principi della solidarietà e della cooperazione sociale, la formula organizzativa più affine ai propri ideali.
L’impresa sociale e la sua organizzazione democratica, garantendo una continuità ed una realizzabilità degli interventi, erano lo strumento migliore per attualizzare i valori precedentemente scoperti e vissuti da quel gruppo di volontari che, dall’esperienza ecclesiale della Parrocchia S. Bernardetta, avevano dato vita, progettandoli e rendendoli possibili, al Ce.S.A.S. – Centro Studi ed Attività Sociali), al Centro di Formazione Professionale “Mons. Oscar Romero”, ed alla Gi.O.C. – Gioventù Operaia Cristiana.
La Cooperativa nasce come Cooperativa di solidarietà sociale e si afferma in contrapposizione all’idea assoluta di Stato sociale, che gestisce in proprio servizi socio-assistenziali-sanitari-educativi. L’insufficienza della Pubblica amministrazione nell’offrire risposte adeguate ai bisogni emergenti nella società sempre più complessa, sollecita la nascita del Terzo Settore, comprendente la Cooperazione sociale, il Volontariato e l’Associazionismo, con molti trasferimenti d’idee e risorse, soprattutto umane, da un comparto all’altro.
L’impresa sociale diventa una scelta consapevole e l’adesione ad un’operatività nell’ambito dell’intervento educativo, culturale e sociale, facendo appello ai requisiti specifici del no profit, un’organizzazione dei processi di gestione senza scopo di lucro, dalla progettazione alla realizzazione degli interventi, finalizzata alla produzione ed alla scambio di servizi d’utilità sociale. Preferendo il modello dell’impresa sociale si sono stati privilegiati i valori della solidarietà e della condivisione con gli ultimi, della cura di sé e della promozione della persona, dell’autodeterminazione e dell’autonomia dei soggetti più fragili della nostra comunità. Valori che concorrono ad operare un reale e significativo cambiamento di mentalità e di strutture sociali.
La Cooperativa sociale è un fenomeno molto recente, le prime cooperative sociali risalgono agli inizi degli anni ’70, ed è ancora più recente l’idea d’organizzare l’universo delle cooperative sociali, individuandone le linee etiche, strategiche e politiche, organizzative ed imprenditoriali comuni, dando così vita alla Cooperazione sociale. Nel corso degli anni ’80, aggravandosi la crisi dello Stato sociale, il Sistema pubblico ha scoperto la risorsa del Privato sociale, determinandosi sia la realizzazione di rapporti protetti tra cooperative di solidarietà sociale ed Enti pubblici, sia la costituzione di cooperative sociali promosse dagli stessi amministratori pubblici per realizzare servizi sociali, per i quali vi erano risorse finanziarie, ma non si poteva ricorrere all’assunzione di personale nella pianta organica dell’Ente amministrato. Ciò ha comportato, complessivamente, la crescita di un fenomeno privo di una chiara e consolidata identità e cultura, portando spesso le cooperative sociali ad essere meri intermediatori di manodopera, sia pure qualificata.
L’impresa sociale diventa una scelta consapevole e l’adesione ad un’operatività nell’ambito dell’intervento educativo, culturale e sociale, facendo appello ai requisiti specifici del no profit, un’organizzazione dei processi di gestione senza scopo di lucro, dalla progettazione alla realizzazione degli interventi, finalizzata alla produzione ed alla scambio di servizi d’utilità sociale. Preferendo il modello dell’impresa sociale si sono stati privilegiati i valori della solidarietà e della condivisione con gli ultimi, della cura di sé e della promozione della persona, dell’autodeterminazione e dell’autonomia dei soggetti più fragili della nostra comunità. Valori che concorrono ad operare un reale e significativo cambiamento di mentalità e di strutture sociali.
La Cooperativa sociale è un fenomeno molto recente, le prime cooperative sociali risalgono agli inizi degli anni ’70, ed è ancora più recente l’idea d’organizzare l’universo delle cooperative sociali, individuandone le linee etiche, strategiche e politiche, organizzative ed imprenditoriali comuni, dando così vita alla Cooperazione sociale. Nel corso degli anni ’80, aggravandosi la crisi dello Stato sociale, il Sistema pubblico ha scoperto la risorsa del Privato sociale, determinandosi sia la realizzazione di rapporti protetti tra cooperative di solidarietà sociale ed Enti pubblici, sia la costituzione di cooperative sociali promosse dagli stessi amministratori pubblici per realizzare servizi sociali, per i quali vi erano risorse finanziarie, ma non si poteva ricorrere all’assunzione di personale nella pianta organica dell’Ente amministrato. Ciò ha comportato, complessivamente, la crescita di un fenomeno privo di una chiara e consolidata identità e cultura, portando spesso le cooperative sociali ad essere meri intermediatori di manodopera, sia pure qualificata.
La storia di M. Garcia Villas e i valori di riferimento della Cooperativa
Marianella Garcia nasce il 7 agosto del 1947, da una famiglia dell’alta borghesia del Salvador, un paese dell’America centrale. Formatasi in un prestigioso collegio religioso della Spagna, La Teresianas di Barcellona, ritorna in Salvador per seguire gli studi universitari, laureandosi in filosofia e diritto, ed in un secondo tempo in scienze politiche.
Membro dell’Associazione Cattolica Universitaria Salvadoregna (ACUS – Asociaciòn Catòlica Universitaria Salvadoreña), fondò la Commissione per i diritti umani del Salvador, partecipando attivamente alla Democrazia cristiana salvadoregna.
Divenne un deputato dell’Assemblea legislativa ma fu perseguita ed arrestata dalle stesse forze di sicurezza del democristiano Napoleon Duarte, a causa delle sue posizioni critiche sul tema dei diritti umani in generale, e dei diritti dei prigionieri politici in modo particolare. Esercitò la professione di avvocato, fondando l’ALDHU (Asociación Latino-Americana de Derechos Humanos – Associazione Latino- Americana dei Diritti Umani), e divenendo Vice Presidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani. Il suo impegno politico e sociale contrastava una realtà di violenze e sopraffazioni per opera degli squadroni della morte, strumento di un’oligarchia latifondista e militare. Documentava le violenze del regime utilizzando la fotografia come forma di resistenza nei confronti della dittatura, custodendo e diffondendo quelle immagini e quelle realtà che il suo governo intendeva occultare. Torturata e violentata non si lasciò intimidire, continuando nel suo impegno per i diritti civili.
Più volte minacciata di morte, si recò in Europa tra il 1981 ed il 1982. Durante un suo viaggio in Italia, nel 1981, partecipando ad una manifestazione nella città di Padova, testimoniò del dramma vissuto dal suo popolo, evidenziando una necessità fondamentale, una risoluta presa di posizione politica nei confronti dei problemi del Sud del mondo. Sottolineando l’insufficiente ed inadeguato impegno a livello internazionale, quando si limita a semplici manifestazioni, commemorazioni e cerimonie per la difesa dei diritti umani, sensibilizzava le coscienze e la responsabilità delle donne e degli uomini perché le nazioni non possono vestire i panni di spettatori inconsapevoli della tragedia di un popolo.
La sua coerenza con l’impegno personale assunto nei confronti degli emarginati, dei diseredati e degli oppressi, la ricondusse nel suo paese, rientrando clandestinamente in Salvador, dove fu brutalmente torturata e assassinata il 13 marzo del 1983. Il battaglione Atlacatl dell’esercito salvadoregno la torturò facendola morire, nel villaggio di cantone di Las Bermudas de Suschitoto nel Cuscatlan, per impedirle di denunciare il ricorso alle armi chimiche, tra le quali il napalm e il fosforo bianco, nelle stragi dei contadini salvadoregni perpetrate dall’esercito in quella stessa regione.